PIERO POLETTO, fra i più apprezzati scenografi del cinema italiano del secondo dopoguerra era nato in Friuli, a Sacile (in provincia di Pordenone) il 20 giugno 1925.
Dopo avere studiato prima all’Istituto d’Arte di Venezia e poi scenografia teatrale all’Accademia di Belle Arti di Milano, approda a Roma dove segue i corsi di scenografia cinematografica al Centro Sperimentale, diventando ben presto assistente di Mario Chiari.
La sua filmografia è versatile: Poletto passa con disinvoltura dai film di impegno come quelli di Antonioni, Elio Petri, Vittorio De Sica, Visconti, Janksò, a quelli di genere, come il peplum, le pellicole d’avventura e di fantascienza.
Dopo avere esordito come arredatore, la sua prima firma da architetto scenografo è per il film di Francesco De Robertis: La donna che venne dal mare (1957), cui fa seguito – per Antonio Pietrangeli – Nata di marzo (1958).
Prediletto da Michelangelo Antonioni, lavora a fianco del regista ferrarese in molti dei suoi film più significativi: da L’avventura (1960) a L’eclisse (1962), da Deserto rosso (1964) a Professione reporter (1975).
Proprio in Deserto rosso resta emblematico il suo apporto, unitamente a quello della fotografia di Carlo Di Palma – sotto le direttive di un regista cultore della figurazione quale fu Antonioni – le cui soluzione cromatiche sono un corollario indispensabile alla narrazione filmica.
A volerlo nelle sue produzioni anche Carlo Ponti che con Sofia Loren lo fece lavorare sia per Francesco Rosi (C’era una volta, 1967) che per De Sica (sue le scenografie di Amanti e I girasoli, rispettivamente del 1969 e del 1970).
Negli anni Sessanta, la sua attività è febbrile e Poletto alterna film da seconda visione come: Teseo contro il Minotauro (1960, di Silvio Amadio); La vendetta della Maschera di Ferro (1961, di Francesco De Feo); Ursus (1961, di Carlo Campogalliani); Marte dio della guerra (1962, di Marcello Baldi); Il gladiatore di Roma (1962, di Mario Costa); I sette gladiatori (1962, di Pedro Lazaga); Giacobbe l’uomo che lottò con Dio (1963, di Marcello Baldi); e film di cassetta come Sette uomini d’oro di Marco Vicario ; La decima vittima di Elio Petri (entrambi usciti nel 1965); Le streghe in collaborazione con Mario Garbuglia; Questi fantasmi di Renato Castellani; Ti ho sposato per allegria di Luciano Salce (tutti e tre usciti nel 1967).
Nel genere fantascientifico di casa nostra, Poletto scenografo ha al suo attivo titoli come I criminali della galassia (1965); I diafanoidi vengono da Marte (1966); Il pianeta errante (1966); La morte viene dal pianeta Aytin (1967), tutti per la regia di Antonio Margheriti. Si tratta di produzioni a budget ridotto e gli effetti speciali sono ancora rudimentali.
Anche negli anni Settanta non disdegna di avvicendarsi sul set di registi vezzeggiati dalla critica come Miklòs Jancsò (La pacifista, 1970) e quello con le scazzottate di Bud Spencer e Terence Hill (Più forte, ragazzi, 1972, di Giuseppe Colizzi).
E’ morto prematuramente, pochi giorni prima di compiere 53 anni, a Roma il 17 giugno 1978.
Fotogramma da L’eclisse (1962) con Monica Vitti
Monica Vitti nella Ravenna nebbiosa di Deserto rosso (1964)
In alto: Sofia Loren in C’era una volta e I girasoli
Da Sette uomini d’oro di Marco Vicario (1965) con Rosanna Podestà
Fotogramma da Questi fantasmi, dalla commedia di Eduardo De Filippo (1967)
Monica Vitti in Ti ho sposato per allegria (1967) di L. Salce
Fotogramma da La morte viene dal pianeta Aytin (1967)
Vedi anche:
https://muromaestro.wordpress.com/2015/04/10/suggestioni-dechirichiane/