Nel secolo scorso, regnante Pio XI, dopo la firma dei Patti Lateranensi, la Curia romana, interpretando la volontà del Pontefice, si organizzò per dotare i nuovi quartieri alla periferia romana di altrettanti titoli parrocchiali. L’incarico per la progettazione dei nuovi edifici di culto – che dovevano coniugare riconoscibili forme della tradizione, modestia e dignitosa economicità dell’intervento – fu affidato all’architetto Tullio Rossi. A convocarlo fu l’arcivescovo Francesco Marchetti Selvaggiani, romano e amico d’infanzia di Eugenio Pacelli (il futuro Pio XII), che contava sulla disponibilità del giovane architetto a sacrificare il proprio ego creativo per ottemperare a quelle che erano le finalità popolari dell’Opera Pontificia.
Nato a Roma il 28 febbraio 1903, figlio del magistrato Francesco e di Ester Codebò, Rossi si era laureato nel 1928 e l’anno successivo – lo stesso del Concordato – si era iscritto all’albo degli architetti della Capitale. Era dunque un promettente professionista trentenne che lavorava nello studio dei prestigiosi Busiri Vici quando a partire dal 1934 sino agli anni Cinquanta ha legato il proprio nome a qualcosa come oltre 35 chiese, di cui più della metà nel solo periodo sino al 1942, rallentando negli anni di guerra e secondo dopoguerra. Filo rosso progettuale: facciata a mattoni, spoglia e ispirata al più morigerato romanico medievale, tetto a capanna, campanile laterale, pianta a tre navate o unica, che potevano ispirarsi agli esempi paleocristiani a portata di mano, come Santa Balbina, San Pancrazio o i Santi Vito e Modesto. Senza indulgere a decori od ornamenti che mal si conciliavano con il contenimento dei costi di costruzione, da concludersi oltre tutto in brevissimo tempo, al passo con i calendari della diocesi romana e con il conflitto incombente.
La mappatura dei suoi lavori copre l’intero anello dell’espansione urbanistica di Roma, toccando tutti i quadranti della rosa dei venti: da Borgata Gordiani a Pietralata, da Colli Aniene a Garbatella, da Tomba di Nerone a Monteverde Vecchio, da Donna Olimpia a viale Eritrea, dallo Statuario a Ponte Mammolo, da Pineta Sacchetti a Casaletto, dal Trullo al Villaggio Breda.
Santa Maria del Carmine e San Giuseppe alla Parrocchietta, via del Casaletto 691 (1934)
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San Filippo Neri alla Pineta Sacchetti, via Martino V 28 (1934)
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Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo al Gianicolense, piazza della Trasfigurazione (1934/1936)
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Sacro Cuore di Gesù a Ponte Mammolo, via Casal de’ Pazzi 88 (1936)
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Chiesa della Natività di Nostro Signore a via Gallia 162 (1936)
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Santa Lucia a Piazza d’Armi, Circonvallazione Clodia 131 (1936)
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Santa Maria della Provvidenza, via di Donna Olimpia 85 (1937)
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Santa Maria del Soccorso, ad viam Tiburtinam, via del Badile 1 (1937)
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Santa Maria Madre della Misericordia, via dei Gordiani 365 (1937). facciata a capanna, navata unica e tetto a capriate
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SS. Crocefisso, via di Bravetta 332 (1937)
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San Michele Arcangelo a Pietralata, largo Geltrude Comensoli 6 (1938)
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San Tarcisio al Quarto Miglio, l.go Padre Leonardo Bello 12 (1939)
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SS. Addolorata a Torrevecchia, cappella delle suore dedicata alla Madonna della Divina Provvidenza e della Vittoria del Grano, via Augusto Tebaldi 20 (1939/1940)
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Santa Galla alla Garbatella (1940) via Circonvallazione Ostiense 195 (1940)
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Santa Emerenziana a Tor Fiorenza, piazza di S. Emerenziana (1940/1942)
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Santa Maria delle Grazie al Trionfale, nell’omonima piazza ad angolo con via Angelo Emo (1940), ricostruzione in stile neorinascimentale ispirato all’originario santuario di Santa Maria delle Grazie di Porta Angelica, demolito l’anno prima per la nuova viabilità della zona
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San Giovanni Battista De Rossi, via Cesare Baronio 127 (1940)
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Santa Maria della Fiducia alla Borgata Finocchio, via Casilina 1837 / A (1940)
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Santa Maria Janua Coeli alla Borgata Fogaccia, via Cornelia 89 (1941)
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Sant’Andrea Apostolo a Tomba di Nerone, via Cassia 731 (1941)
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Santa Maria Causa Nostrae Laetitiae a Torre Gaia, piazza Siderea 1 (1941)
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Santa Maria Regina Pacis a Monteverde Vecchio, via Anton Giulio Barilli (1942)
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SS. Francesco e Caterina al Gianicolense, Santi Patroni d’Italia, Circonvallazione Gianicolense 12 (1942)
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Santa Maria Assunta al Tufello, via Capraia, angolo via Monte Massico, (1949/1950)
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San Giovanni Leonardi a Torre Spaccata, in via della Cicogna 2 (1949)
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San Cirillo Alessandrino a Tor Sapienza, via Carlo Balestrini 40 (1949), ex chiesa, dismessa e in stato di abbandono
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San Francesco di Sales a via Portuense 524 (1950), oggi rimaneggiata
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Santa Paola Romana alla Balduina. via Duccio Galimberti 9 (1949/1951)
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San Pio V a Villa Carpegna, nell’omonima piazza del quartiere Aurelio, (del 1952 e consacrata ben dieci anni dopo)
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Santa Maria Immacolata al Gelsomino, via Monte del Gallo 105 (1953) chiesa per il complesso di suore francescane dell’Espiazione
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Santa Maria Goretti, via di S. Maria Goretti 29 (già via degli Amara) al quartiere Trieste (1954)
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San Raffaele Arcangelo al Trullo (all’epoca Villaggio Costanzo Ciano), con affaccio sul piazzale di via S. Raffaele (inaugurata nel 1955 ma iniziata dieci anni prima)
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San Giulio I Papa ai Quattro venti, in via Francesco Maidalchini 17 (1956). La fase progettuale di Tullio Rossi riguarda la cripta, poi trasformata in aula liturgica, completata bel 1961. L’aspetto attuale è il rimaneggiamento successivo all’anno 2000.
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Madonna del Riposo all’angolo della via Aurelia, lavori di restauro dell’antica chiesetta, condotti da Tullio Rossi a metà degli anni Cinquanta per iniziativa di papa Pacelli
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Sant’Ignazio di Antiochia alla Borgata Caroni, zona oggi meglio nota come Statuario, via Squillace 3 (1956/1957)
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S Barnaba alla Marranella, via Giovanni Maggi 2 (1956/1957)
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Chiesa di Gesù Bambino a Saccopastore, via dei Campi Flegrei 40 (1957/1959)
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La sua prolificità lo ha, in fondo, condannato ad una ripetitiva pigrizia di mestiere, isolandolo da qualsiasi tentazione da parte delle sirene della modernità. Che sicuramente poteva risultare poco condivisa dalla committenza. Così Tullio Rossi appena può accetta volentieri gli incarichi per i progetti di architettura residenziale, propostigli dalla ricca borghesia del tempo, che per lui diventano boccate di ossigeno inventivo, in un certo senso quasi liberatorie. Dove può permettersi più di qualche qualche concessione al lusso, possibile in certe ville all’Appia Antica, sulla Cassia o in Versilia; come questa nell’esclusiva Forte dei Marmi (del 1940); quella in Maremma pensata alla grande per i duchi Della Ghirardesca (ampliata negli anni ’50) o la villa-casale del Sughericcio (1960) nella campagna livornese fuori San Vincenzo (che oggi ospita un agriturismo). Come dire: miseria e nobiltà…
L’architetto della “sacra pantofola”, attivo negli anni pacelliani, muore ultranovantenne a Firenze nel 1995, il giorno 16 luglio.
Rossi si era unito in matrimonio nel 1930 con Maria Fioravanti che gli diede due figli, Patrizio e Alvise nati a breve distanza l’uno dall’altro nel 1935 e nel 1936, i quali seguiranno entrambi le orme paterne nella professione.
Il suo sterminato repertorio, che l’alluvione del 1966 nel capoluogo toscano aveva decimato, è oggi conservato nell’Archivio di Stato di Firenze, la città in cui si era trasferito alla metà degli anni Quaranta e dove aveva partecipato alla ricostruzione della zona limitrofa al Ponte Vecchio, miracolosamente scampato alle bombe nazifasciste. Con altri architetti statunitensi partecipò all’allestimento del cimitero di guerra americano a San Casciano in Val di Pesa–Impruneta.
Negli ultimi decenni di vita, una volta sciolto lo studio di architettura San Giorgio che aveva aperto a Firenze con il collega Pier Niccolò Berardi, al suo fianco al tavolo da disegno e al tecnografo vorrà i due figli ormai trentenni attivi in carriera.
Riga, squadra, gomma per cancellare, un paio di occhiali alla sua destra: l’architetto Tullio Rossi al tavolo di lavoro
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1) Santa Maria del Carmine e San Giuseppe – 2) San Filippo Neri – 3) Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo – 4) Sacro Cuore di Gesù – 5) Chiesa della Natività di Nostro Signore – 6) Santa Lucia – 7) Santa Maria della Provvidenza – 8) Santa Maria del Soccorso – 9) Santa Maria della Misericordia – 10 SS. Crocefisso – 11) San Michele Arcangelo – 12) San Tarcisio – 13) SS. Addolorata – 14) Santa Galla – 15) Santa Emerenziana – 16) Santa Maria delle Grazie – 17) San Giovanni Battista De Rossi – 18) Santa Maria della Fiducia – 19) Santa Maria Janua Coeli – 20) Sant’Andrea Apostolo- 21) Santa Maria Causa Nostrae Laetitiae – 22) Santa Maria Regina Pacis – 23) SS. Francesco e Caterina – 24) Santa Maria Assunta – 25) San Giovanni Leonardi – 26) San Cirillo Alessandrino – 27) San Francesco di Sales – 28) Santa Paola Romana – 29) San Pio V – 30) Santa Maria Immacolata – 31) Santa Maria Goretti – 32) San Raffaele Arcangelo – 33) San Giulio I Papa – 34) Madonna del Riposo – 35) Sant’Ignazio di Antiochia – 36) S Barnaba – 37) Chiesa di Gesù Bambino
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NOTA: l’architetto Tullio Rossi .è compartecipe nella squadra di progettisti della chiesa dei SS. Pietro e Paolo all’EUR, assieme ad Arnaldo Foschini, Vittorio Grassi, Costantino Vetriani, ma qui il suo incarico è complementare e assai differente da quanto realizzato per l’Opera Vaticana. Il suo apporto non si plaesa trainante, ben diverso da quelli che sono i parametri stilistici esaminati in questo excursus
Immagine in evidenza: San Raffaele Arcangelo al Trullo , in costruzione a metà degli anni ’50